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Il destino si chiama Clotilde

  • Immagine del redattore: Leda Franceschini
    Leda Franceschini
  • 24 giu 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Aggiornamento: 19 lug 2020

Tutta colpa di un bicchiere di olio di ricino.



“Credete che ci fucileranno?” balbettò Pis con un fil di voce. “Impossibile” lo rassicurò Filimario. “Nello Stato di Nuova York non si fucila la gente: c’è l’impiccagione.”

Tutto ha inizio quando il giovane Filimario Dublè si rifiuta di bere un bicchiere di olio di ricino. Anni dopo, la ricca madre, irremovibile, è disposta a lasciare l’eredità al figlio a patto che beva quello stesso bicchiere di olio di ricino che aveva tanto odiato da bambino. Filimario, testardo come la madre, si rifiuta e, rimasto senza un soldo, accetta volentieri un viaggio in barca offerto dalla multimilionaria Clotilde Troll (nonostante non la sopporti).

Così, in compagnia di altri due gentiluomini piuttosto stravaganti, Pio Pis e Settembre Nort, si imbarcherà in una lunga avventura nella quale affronterà di tutto: pirati, polizia, furti, prigioni e amori. E attraverso una lunga (ma esilarante) digressione verrà raccontata anche la storia senza dubbio particolare del narratore.


Ho trovato questo libro divertente come pochi, perfetto per chi comprende e apprezza l’ironia. L’autore riesce a tessere una tela di situazioni stravaganti legate tra di loro alla perfezione che instaureranno nel lettore un’incredibile voglia di leggere ancora un altro capitolo. Il linguaggio è semplice e scorrevole e rende la lettura molto piacevole.

Le vicende narrate vanno al limite dell’assurdo, non sono per nulla scontate e ciò conferisce al libro una notevole originalità.


 


Titolo: Il destino si chiama Clotilde

Autore: Giovannino Guareschi

Genere: comico

Prima pubblicazione: 1952

Casa editrice: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

Lunghezza: 224 pagine



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